Trieste - il Palazzo di Giustizia in Foro Ulpiano e dintorni
Foro Ulpiano: Città Nuova-Barriera Nuova. Tra via Fabio Severo e via del Coroneo. C.A.P. 34133. Con delibera Giunta Municipale d.d. 28.3.1919 questa piazza venne battezzata «foro Ulpiano»; tuttavia, già precedentemente lo spiazzo dietro la Caserma grande ebbe il nome di «piazza del Fieno» o «dei Foraggi» (non ufficiale), mentre invece tra il 1915 ed il 1918, quando già il nuovo Palazzo di Giustizia era in corso di costruzione, il piazzale venne battezzato «piazza Principe Eugenio», a ricordo del condottiero al servizio degli Asburgo Eugenio di Savoia (1663-1736). Domizio Ulpiano, giureconsulto romano assassinato nel 228, originario di Tiro, fu autore di importanti scritti giuridici poi utilizzati nella compilazione giustinianea, quali gli 81 libri ad edictum praetoris, i 51 libri ad Sabinum, i due libri responsorum, i dieci libri disputationum e altre opere. Al n. civ. 1 di foro Ulpiano si trova il Palazzo di Giustizia, i cui lavori di costruzione, su progetto dell’arch. E. Nordio, iniziarono nel 1913 e furono sospesi nel 1915 per lo scoppio del conflitto. I lavori, sempre diretti da E. Nordio, ripresero nel 1921 ma furono ancora sospesi nel 1923 per difficoltà economiche. Tra il 1927 ed il 1935, per cura dell’arch. U. Nordio, l’opera fu portata a termine. La facciata, ornata dell’iscrizione «SEDES IUSTITIAE URBIS LIBERTATE DECUS AN. MCMXXXIV XII A FASC. REST. /», è sovrastata dalle statue dei giureconsulti romani Ulpiano, Papiniano e Triboniano (scul. F. Asco) e Salvio Giuliano, Gaio e Paolo (scul. M. Mascherini). All’interno dell’edificio, la ricostruzione e l’arredamento dell’aula della Corte d’Assise vennero effettuati nel 1960 per cura dell’arch. U. Nordio. Bibliografia: A. Trampus, Vie e Piazze di Trieste Moderna, Trieste, 1989.
Al finire dell’800 Trieste è una grande città emporiale che supera i 230.000 abitanti e costituisce il punto di riferimento economico e culturale di un territorio vastissimo. A tale, rilevante, processo espansivo fa però riscontro la mancanza di un grande Palazzo di Giustizia.
E’ vero che, nel complesso, gli uffici giudiziari triestini dispongono di duecento stanze ma esse, oltre a risultare inadeguate ad accogliere le varie centinaia di magistrati, cancellieri, avvocati che quotidianamente vi lavorano e le frequentano, risultano frazionate in più plessi e quindi scomode e poco funzionali. Gli Uffici Giudiziari allora esistenti erano infatti distribuiti tra via Santi Martiri (ora via Duca d’Aosta), via della Sanità (attualmente via Diaz), mentre il vecchio palazzo Bordeaux ospitava l’archivio tavolare. E’ dal 1895, pertanto, che le istituzioni cittadine - Dieta Provinciale di Trieste e Magistrato Civico- iniziano a rappresentare al Governo austriaco l’esigenza della edificazione di una nuova, unitaria, sede giudiziaria a Trieste. A tale data (febbraio 1895) risale infatti il primo atto ufficiale in cui la Dieta chiede alla Presidenza del Consiglio dei Ministri –tramite la Luogotenenza- la costruzione di un nuovo Palazzo con annesse carceri.

Il Ministero della Giustizia austriaco accolse la proposta ma, in considerazione degli elevati costi prevedibili, cercò di coinvolgere il Comune nell’impegno finanziario suggerendo – con lettera del settembre 1895 - che la Delegazione Municipale sostenesse una parte dell’ingente spesa o, quantomeno, destinasse gratuitamente un terreno. La localizzazione dell’area risultò abbastanza semplice. Esisteva tra le vie Fabio Severo, della Fontana, Coroneo e della Crociera (ora via Zanetti) una vasta area denominata piazza del Fieno o dei Foraggi, in gran parte sgombra o sottoutilizzata, trovandovi sede soltanto piccole costruzioni pubbliche o fondi affittati a privati. La trattativa tra Ministero austriaco ed Istituzioni cittadine (Ferdinando Pitteri era allora Podestà) non fu agevole. Tuttavia si giunse ad una soluzione i compromesso che prevedeva l’acquisto da parte del Governo viennese dei terreni comunali ad un prezzo agevolato. Il contratto di compravendita dei terreni fu quindi stipulato il 25 luglio 1898 ma l’inizio dei lavori fu ulteriormente ritardato dall’indisponibilità della guarnigione militare, che occupava una parte del fondo, a trasferirsi. Inoltre, nei confronti di una ditta di deposito legnami si dovette addirittura far ricorso ad una procedura di sfratto che si concluse appena all’inizio del 1912. Nel corso del 1912 fu quindi posata la prima pietra in base ad un progetto dell’architetto Spinnier, che, dalla Direzione Edile Giudiziaria presso Marburg, risultò progettista anche del vicino carcere. Tuttavia, al contrario dell’edificazione del carcere, che fu definitivamente ultimata nel 1913, la costruzione del Palazzo di Giustizia –sicuramente più complessa- risultò meno fortunata.
Sopra: Bassorilievo opera di Marcello Mascherini (1934)
Il Ministero dei lavori pubblici austriaco diede inizio all’opera di costruzione nel corso del 1913 ma lo scoppio della prima guerra mondiale determinò un rallentamento dei lavori che furono poi definitivamente sospesi nel 1915. Alla fine della grande guerra le autorità cittadine avvertirono la necessità di rivedere il progetto austriaco, sicuramente per ampliare le dimensioni dell’edificio ma anche per rielaborarne l’impostazione rendendone più pronunciata l’impronta stilistica italiana. Il Governatore Italiano di Trieste bandì quindi – nel 1919 - un nuovo concorso che risultò vinto dall’architetto e docente triestino Enrico Nordio che riuscì a prevalere sugli altri due progetti presentati dagli studi Berlam e Braidotti.
Dal giorno di presentazione dei progetti - 17 luglio 1919 - si deve giungere al 26 febbraio 1921 perché l’Architetto Nordio riceva ufficialmente l’incarico e possa iniziare a tracciare il progetto esecutivo. La ripresa dei lavori in coerenza con il nuovo progetto comportò anche delle parziali demolizioni e ciò sicuramente influì sui costi e – quindi - sui tempi. Nel 1924 infatti i lavori furono nuovamente sospesi. Nel corso del 1927, inoltre, morì l’architetto Enrico Nordio e la direzione dei lavori proseguì sotto la guida del figlio Umberto. Nonostante ulteriori difficoltà tecniche (in particolare per la realizzazione delle complesse opere impiantistiche) i lavori procedono speditamente e nel corso del 1928 la massiccia ed armoniosa struttura bianca è ormai ben delineata.
I giuristi romani Domizio Ulpiano, Triboniano e Emilio Papiniano
opere dello scultore Marcello Mascherini del 1934
I giuristi romani Salvio Giuliano, Gaio e Paolo Giulio Aulo
opere dell scultore Franco Asco
L’enorme massa di pietra impiegata fu fornita dalle cave di Aurisina mentre il rivestimento della facciata proviene dalle cave di Pola. La versione finale del Palazzo prevede quindi nella facciata principale (che delimita quella che era piazza del Fieno o dei Foraggi ma che dal 28 marzzo 1919 si chiama ormai Foro Ulpiano) una serie di colonne che dal primo piano si ergono fino a raggiungere un terrazzamento (non accessibile) posto al quarto piano sul quale sono collocate sei imponenti statue di giuristi romani. Tutte alte ben 3 metri e venti centimetri - e ricavate ciascuna da un singolo blocco di pietra del peso di oltre tre tonnellate - le statue sono opera degli scultori Marcello Mascherini (quelle di Ulpiano, Papiniano e Triboniano) e Franco Asco (Salvio Giuliano, Gaio e Paolo Giulio Aulo). A metà del 1929 il Palazzo è ormai quasi del tutto costruito ma non ultimato e, benchè manchino sia la scalinata centrale che gli ascensori e lo stesso rivestimento della facciata sia incompleto, la volontà di far coincidere l’inaugurazione con i festeggiamenti per l’anniversario della marcia su Roma fa fissare comunque la data della cerimonia.
Il 27 ottobre 1929 il Guardasigilli Alfredo Rocco inaugura quindi uno splendido Palazzo ma che sarà in grado di funzionare oltre cinque anni dopo. Il nuovo, monumentale, Palazzo sarà destinato però ad ospitare la sede degli uffici giudiziari triestini per pochi anni.

Foro Ulpiano: il monumento dedicato agli alpini, rappresentato
dalla classica penna. Opera dello scultore Marcello Mascherini

A seguito dell’armistizio dell’8 settembre 1943 il Palazzo di Foro Ulpiano venne requisito dalle truppe d’occupazione tedesche che, stabilendo a Trieste il capoluogo dell’Adriatisches Kusterland (cioè il Commissariato per il Litorale Adriatico: un’area che da Udine e Lubiana si sviluppa fino in Dalmazia ed è direttamente inglobata dal regime di Berlino) fanno del Palazzo la sede del proprio comando. Una articolata rete di cunicoli sotteranei viene quindi a collegare -attraversando via Fabio Severo- il Palazzo con le residenze degli alti ufficiali situate presso Villa Ara in corrispondenza della vicina via di Romagna. Presso sale udienze, studi di magistrati e cancellerie i tedeschi organizzano pertanto il proprio quartier generale non trascurando di realizzare anche un cinema nei locali del sottotetto. Durante l’ultima parte della guerra, quindi, gli Uffici giudiziari vengono forzosamente trasferiti presso l’edificio in via Donadoni, attualmernte occupato dalla scuola Gaspardis. L’occupazione tedesca del Palazzo di Giustizia non è però destinata a durare molto. All’alba del 30 aprile del 1945, quando ormai tutto il nord dell’Italia è insorto contro gli occupanti nazisti, il Palazzo di Foro Ulpiano è cinto d’assedio dai partigiani italiani del Comitato di Liberazione Nazionale sostenuti dalle truppe alleate. I tedeschi al comando del Generale Kubler, tuttavia, opposero una forte resistenza. Nel frattempo i reparti del IX Corpus Yugoslavo erano dilagati in città aumentando la pressione sui tedeschi che, alle ore 16 del 2 maggio 1945, si arresero definitivamente al Generale Freiberg dell’VIII armata inglese. Subito dopo la resa dei tedeschi il Palazzo fu imediatamente occupato dal Comando Yugoslavo che intendeva sostituire Tribunali e Preture con i “Tribunali del Popolo”. Tale forzatura dell’ordinamento ebbe però modo di concretarsi soltanto per gli ultimi due dei quarantadue giorni di occupazione yugoslava. Il 12 giugno 1945 – in base all’accordo di Belgrado tra Gran Bretagna, Stati Uniti, Italia e Yugoslavia- Trieste fu affidata al controllo del Governo Militare Alleato la cui Sezione Affari Giuridici fece nuovamente trasferire gli uffici giudiziari nel Palazzo.
Seguì un’attività di ripristino dei locali ed anche la costruzione, nel cortile interno, della nuova aula di Corte d’Assise che fu ultimata appena nel 1960 avendone curato progetto di costruzione e disegno degli arredi l’Architetto Umberto Nordio. (da: http://www.corteappello.trieste.it/)
Via del Coroneo 26. Carceri del Corneo. Il Coroneo è un edificio che risale al 1911 progettato dell’architetto Spinnier dalla Direzione Edile Giudiziaria presso Marburg. I primi detenuti vi entrarono nel 1912 (capienza dell'epoca 535 reclusi). E' una costruzione a tre piani, più un quarto piano mansardato, dei sotterranei e un cortile esterno. Nel complesso ha 11 sezioni di cui 7 maschili, compresa l'infermeria ed il tratto piano terra destinato agli imputati ed indagati, nonché all'isolamento disciplinare e sanitario, composto da stanze singole. La Direzione del carcere è dotata di una spaziosa sala per conferenze, allestita grazie ad una donazione della Fondazione Cassa di Risparmio di Trieste.

Foro Ulpiano (Via Giustiniano angolo Via Cicerone)
Il Liceo Dante Alighieri

Il governo austriaco nel 1861 diede la possibilità al Comune di Trieste di erigere a proprie spese un ginnasio italiano, che iniziò ad operare il 20 ottobre del 1863 all'interno della casa "Ritter", sita nell'allora piazza della Dogana, attuale piazza Vittorio Veneto. Nel corso degli anni, l'incremento della popolazione scolastica portò allo spostamento ad una sede più ampia e idonea alle esigenze della scuola, che fu eretta a partire dal 1882 su progetto dell'architetto Boara, a spese della fondazione "Giuseppe dei Marenzi", in piazza dei Carradori, nell'attuale largo Odorico Panfili, a poca distanza dalla sede originaria. Tra il 1903 e il 1910, fu istituita una sezione "ginnasiale-tecnica", precorritrice del liceo scientifico, e furono ammesse ai corsi anche le studentesse, motivo per il quale fu necessario aprire una succursale in via S. Anastasio. Nel 1912, il Comune di Trieste, a causa del costante aumento degli alunni del liceo, istituì un secondo ginnasio italiano e per distinguere le due scuole, la più antica assunse il nome di "Dante Alighieri", mentre la più recente quello di "Francesco Petrarca". In seguito, però, il governo di Vienna proibì che venissero utilizzate tali denominazioni, motivo per cui vennero sostituite con "Primo" e rispettivamente "Secondo ginnasio superiore comunale".

Nel 1915, in seguito all'ingresso nella prima guerra mondiale dell'Italia, i due ginnasi superiori comunali furono chiusi dal Commissario imperiale austro-ungarico di Trieste, nel tentativo di estirpare la cultura italiana e i sentimenti irredentisti che si erano diffusi all'interno dell'istituto, e venne aperto un nuovo "Civico ginnasio superiore", con sede nell'edificio comunale di San Giacomo negli stabili ora occupati dal liceo scientifico "Guglielmo Oberdan" e dall'istituto tecnico "Leonardo da Vinci", in via Paolo Veronese. Nel 1918, con il passaggio di Trieste all'Italia, il "Ginnasio superiore comunale Dante Alighieri" ed il "Ginnasio superiore comunale Francesco Petrarca" poterono riaprire e, nel 1923, il "Dante" passò dalla gestione comunale a quella statale e assunse la denominazione di "Regio liceo ginnasio Dante Alighieri". L'attuale edificio fu realizzato su progetto (1934) dell'ingegnere Vittorio Privileggi fra il 1935 e il 1936 sul sito dell'ex caserma Oberdan e inaugurato nel 1937. Durante e dopo la guerra l'edificio fu più volte requisito e adibito a caserma. (da Wikipedia)

Nella foto a destra è visibile il monumento dedicato agli alpini,
rappresentato dalla classica penna. Opera dello scultore Marcello Mascherini




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